lunedì 21 novembre 2011

I problemi Americani e Europei : Il debito e la moneta da stampare

Se la Bce non mette mano al portafoglio, si rischia la catastrofe finanziaria. Potrebbe essere una questione di settimane o addirittura di pochi giorni, ma molto presto rischiamo di assistere inermi al default di Spagna e Italia.
Le strade per uscire dall’impasse indicate da Buiter sono due. La prima, definita "teorica", prevede un aumento del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria a 3 mila miliardi di euro. La seconda, quella auspicata, è che la Bce si faccia carico dei debiti sovrani, acquistando titoli di debito sul mercato secondario.(www.bloomberg.com)
Ogni giorno sui giornali e nei talk televisivi , esperti , economisti e giornalisti di vario genere sembra che sappiano richiedere tutti la stessa cosa….Moneta!
Stampare moneta sulla falsa riga della Fed, BOE o BOJ che stanno cercando di superare i propi limiti di crescita e i debiti stellari con la semplice emissione di yen , dollari e sterline.
Ma è proprio questa la soluzione o è l’ennesimo pagliativo per dare vita alle forze bancarie che egli ultimi 7 anni hanno prima creato il mostro della crisi finanziaria e poi di conseguenza hanno chiesto soldi statali per andare a risanare quei bilanci marci di armi di distruzione di massa detti CDS e mutui subprime?
Non è una situazione semplice quella attuale, gli stati occidentali sono in recessione con una media di crescita nel 2012 stimata del 1,6 % contro quelli in via di sviluppo del 9 % ( fonte Bloomberg), i problemi del debito sono focalizzati in quelle economie dette forti che negli ultimi 40 anni hanno visto una crescita ed uno sviluppo continuo senza mai porsi la domanda di quando tutto questo sarebbe finito.
Oggi però la richiesta continua di stampo di moneta da parte delle banche centrali non è la soluzione , ma solo la possibilità di dare altra forza a quelle istituzioni che hanno creato un salasso e dato vita ad un sistema che ha potenziato la finanza a discapito dell’industria.
Soldi alle banche per recuperare le perdite, ma i soldi dovrebbero servire a far crescere i paesi ?A dare vita ad un welfare migliore e a garantire che la ricerca continui a dare i suoi frutti?
La priorità invece sembra che sia sempre la stessa chi ha creato il mostro ha bisogno di energie per tenerlo in vita altrimenti potrebbe portarsi dietro una catastrofe ancora più grande. Almeno è questo che ogni giorno ci sentiamo dire , dato che nell’aria c’è ancora la paura di Lehman , della banca troppo grossa per fallire che invece fallendo ha scatenato l’inferno.
La colpa però forse non è tutta di Lehman e le catastrofi saranno grandi ,ma potrebbero dare vita a un nuova forma di capitalismo non più basata su leve finanziarie del 20 o 40 % , di debiti aziendali grandi 50 volte il fatturato, dividendi aziendali distribuiti anche con perdite di bilancio, bonus e stock option dei manager pari a 800 volte lo stipendio di un operaio.
Stampare moneta per dare soldi ai soliti noti e coprire gli errori del passato è un errore di se per se.
Stampare moneta per dar vita a nuove forme di tassazione del lavoro, per coprire il buco presente nell’assistenzialismo verso anziani e malati , creare zone lavorative , combattere la criminalità , lo spaccio , costruire infrastrutture, costruire nuove carceri, aumentare i soldi e le strutture della magistratura , investire su energie rinnovabili ….queste sono soluzioni degne di uno sviluppo sostenibile!

mercoledì 11 agosto 2010

Il mese di Ramadan: le imprese agricole fanno i conti con i digiuni dei fedeli musulmani

Nelle melonaie della bassa mantovana, una delle zone agricole lombarde che conta il maggiore numero di braccianti stagionali extracomunitari, si confida paradossalmente nel maltempo. Comincia oggi il mese del Ramadan, i trenta giorni di preghiera e digiuno, durante i quali i fedeli islamici devono astenersi, tra le altre cose, dal cibo, acqua compresa.


Lavorare sotto il sole cocente, in campagna, senza assumere liquidi dall'alba al tramonto non è uno scherzo, e gli imprenditori agricoli lo sanno bene. Le associazioni di categoria, con le parti sindacali, hanno tentanto fino all'ultimo di raggiungere un accordo sull'organizzazione del lavoro, cercando di mettere nero su bianco una deroga all'alimentazione per il mese di preghiera, ma anche quest'anno la battaglia dell'acqua l'hanno vinta gli stagionali musulmani: il digiuno non si tocca.

E così, finita definitivamente in soffitta la soluzione scovata lo scorso anno, che prevedeva che i braccianti, pena il licenziamento, firmassero una liberatoria nei confronti del datore in caso di malore, le imprese agricole locali affronteranno i prossimi trenta giorni in ordine sparso. Con un filo rosso però che tenta di tenere insieme le esigenze di oltre un migliaio di lavoratori, intenti a seguire un mese di digiuno, e le necessità produttive di chi i meloni li deve raccogliere.

Alcune semplici regole che i datori dovranno fare in modo di applicare, salvo la possibilità di vedersi recapitare multe salate che possono arrivare fino a 3mila euro. Il comitato paritetico per la sicurezza in agricoltura, l'ente bilaterale che riunisce datori e sindacati, assieme alla Asl di Mantova, ha stilato un documento in base al quale gli agricoltori devono garantire ai propri addetti copricapo, maglietta bianca, crema solare e acqua, da bere e per rinfrescarsi.

Accanto ai dispositivi di protezione, inoltre, devono essere previsti turni di pausa in luoghi freschi o aree ombreggiate, magari costruendo dei gazebo se non ci sono alberi a sufficienza. «Il clima ci sta dando una mano, il grande caldo sembra essere passato», spiega il direttore del dipartimento di prevenzione medica della Asl di Mantova, Massimo Arvati. «Ciò che siamo riusciti a fare – aggiunge – è stato di stabilire alcune regole di prevenzione: gli ispettori della Asl, una ventina al lavoro in questi giorni, procederanno con la normale attività di controllo perché sia garantita la sicurezza sul lavoro». A Sarmide, uno dei tre comuni che, insieme a Rodigo e Viadana, fa parte del distretto del melone - che riunisce una cinquantina di imprese - allo spauracchio delle ispezioni ci credono fino a un certo punto, anche se gira la voce che qualche controllo sia stato già fatto. «Ci tirano all'esasperazione», racconta Guido Malavasi, proprietario di un'azienda agricola di 70 ettari, 20 dei quali destinati a melonaia. «Lo scorso anno ho speso 800 euro per le bottiglie di acqua potabile e non hanno bevuto; ho provato con il distibutore ma neanche quello ha funzionato. La scorsa settimana ho distruibuito magliette bianche che dopo due giorni erano diventate canottiere. E per i piedi? Vengono a lavorare in infradito e non c'è verso di fargli cambiare idea»...

Continua la lettura su : http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-08-10/ramadan-204710.shtml?uuid=AYz0jmFC

sabato 5 giugno 2010

CACCIA AI PARASSITI

Mi e' capitato di dire che conosco un matodo antiparassiti (1), e subito ho un tot di messaggi su Facebook (avrete notato che "contact me" adesso punta a Facebook) , che mi chiedono "illuminazioni". Cosi', questo post esporra' il "case study" di queste due strategie. Prima, pero', vorrei esaminare la ragione per la quale sono falliti tutti gli altri metodi "meritocratici".

Il motivo dei fallimenti e' esprimibile in una serie di proposizioni:

* I metodi di selezione non si propongono di selezionare i parassiti, ma tutti gli altri (i produttivi)
* Il parassita e' un essere estremamente specializzato e sofisticato nel farsi confondere con i produttivi.

Sul primo punto c'e' poco da fare: l'azienda che cerca un lavoratore con una certa preparazione, si apprestera' a creare dei test che vogliano dare in output una selezione positiva: "data una massa di candidati, trovare i piu' produttivi". Poiche' si da' per scontato che tra coloro che vincono il test NON ci siano parassiti, (2) niente si fa piu' per sgamare il parassita. A quel punto, l'efficacia del parassita e' alta se si specializza nel passare questi test, che inevitabilmente NON durano poco.

Ci sono moltissime proposte a riguardo, nessuna economicamente fattibile. Tenere la gente in stato di precario, potendolo licenziare in qualsiasi momento se si scopre che e' un parassita, colpisce anche quelli produttivi, e quindi NON e' un metodo meritocratico: tutti sono precari, nessuno puo' pianificare la propria vita economica, ergo tutti sono puniti per l'esistenza dei parassiti.

Il parassita (e qui veniamo alla seconda affermazione) non e' affatto una creatura semplice e primitiva. Al contrario: per parafrasare Adler, esso sviluppa uno "stile di vita" molto sofisticato, estremamente efficace e MOLTO specializzato che gli permette di spacciarsi per competente.

Supponiamo che vogliate un programmatore e che lo vogliate preparato anche sul piano scolastico. In che modo vorreste smascherarlo? E' un individuo che e' riuscito a sopravvivere senza faticare per quasi 20 anni di percorso scolastico. Solo per il fatto che un parassita e' arrivato alla laurea, in media ha superato un centinaio di prove scritte, un centinaio di interrogazioni , alcuni grossi esami, ed e' riuscito ad eludere tutti i sistemi di "conoscenza personale" (i professori passano un bel pochino di tempo con gli studenti, almeno sino alle superiori) messi in atto. Per quasi 20 anni.

Come pensate che un semplice periodo di prova, un test di ammissione, un concorso, una prova tecnica, possano filtrare questi parassiti in maniera efficace, quando essi hanno sviluppato uno stile di vita sofisticatissimo e superspecializzato , consolidato da 20 anni di carriera scolastica, con decine di esaminatori di formazioni e competenze diverse?

Se vi proponete di usare test che riconoscano i migliori, siete destinati a perdere. Il parassita e' un essere sofisticato ed estremamente specializzato , specialmente nel superare tali test. Arriva a voi dopo 20 anni di scuola nei quali ha collaudato ogni possibile strategia esistenziale che gli permetta di sopravvivere senza faticare. Non avete alcuna speranza di farcela.

Avete presente, passando per le edicole, quando vedete queli libri tipo "50 temi di cultura generale svolti per il concorso in polizia"? Ecco, il parassitismo e' giunto a tali livelli di specializzazione da produrre addirittura un'editoria specializzata il cui scopo e' di permettere a chi e' inadatto (3) di superare un test. Non c'e' speranza.

Al contrario, occorrera' operare in maniera bayesiana: insieme al tema per individuare i competenti, occorre usare alcune tecniche che servono specificatamente per individuare i parassiti. Prima di mostrarvi il "case study", vorrei elencare alcune delle caratteristiche tipiche del parassita.

Non ho paura di scriverle perche', essenzialmente, il parassita e' un essere completamente specializzato. Cioe', la zecca non e' un essere che si adatta: e' tremendamente specifica, tremendamente specializzata, tremendamente sofisticata, e la sua qualita' di parassita e' cosi' estremamente evoluta che non puo' fare altro che la zecca. Se cioe' vi proponete di smascherare un parassita, non c'e' nulla che possa fare per sfuggire: se voglio individuare la zecca posso semplicemente selezionare animali con un rostro succhiasangue di una certa forma. Specializzata com'e', la zecca NON puo' farne a meno. Se io selezionassi positivamente, diciamo gli insetti che vanno a caccia, la zecca potrebbe anche, forse, uccidere qualche altro insetto per fingere di essere una cacciatrice. Ma se io mi propongo di riconoscere proprio il parassita per la sua specializzazione, cioe' faccio (anziche' un test per competenti) un test per parassiti, il parassita non ha scampo.

Le strategie di parassitismo sono troppo sofisticate e specializzate per non riconoscerle. Il riconoscimento delle tecniche di parassitismo e' MOLTO piu' efficade del riconoscimento della competenza specifica.

Punto primo: il parassita , se e' tale, lo e' da tempo. Ci vuole tempo per specializzarsi e per evolvere tecniche sofisticate di finta competenza. Dunque, nel passato ha faticato poco. Da cui,

* T1: poiche' il parassita non si e' mai davvero impegnato nel passato, e' sempre disponibile a gettare alle ortiche il bagaglio passato (e relativo valore). Per la semplice ragione che .... non ne ha.
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LA VERSIONE INTEGRALE DELL'ARTICOLO LA TROVERETE SU http://www.wolfstep.cc/2010/06/caccia-ai-parassiti.html

" LA ROMANIA NON HA MERCATO" EDITORIALE DA " ROMANIA LIBERA"

Stretto tra i tagli e gli scioperi, il paese è sull'orlo del fallimento. I suoi leader sono impotenti e gli investitori europei non vogliono farsi avanti. Ad approfittarne potrebbero essere Russia e Cina.

Di Sabina Fati

Il presidente ammette che la Romania è sull'orlo del fallimento, e il governatore della Banca nazionale romena Mugur Isarescu ha fatto notare che il paese si ritrova negli stessi problemi di dieci anni fa, quando il tecnocrate Isarescu era stato nominato a capo del governo per salvare la situazione. I mali sembrano arrivare tutti insieme. Artefici e vittime delle proprie macchinazioni, le élite politiche romene hanno sempre posto i loro interessi al di sopra di quelli nazionali, anche quando sapevano che le loro azioni potevano portare al disastro.

Il presidente Traian Basescu parla oggi del pericolo di "grecizzazione" del paese. Ma l'anno scorso il governo liberale di Emil Boc ha adottato una politica di grandi spese, senza che il presidente avesse nulla da ridire. La falsa filantropia dell'esecutivo faceva comodo anche al presidente, poiché il suo obiettivo non er far uscire il paese dalla crisi, ma vincere le elezioni. Altrimenti Basescu avrebbe obbligato Boc e i suoi ministri ad avviare una politica di licenziamenti e di tagli salariali e a mettere fine alle acquisizioni clientelari.

Il presidente parla oggi di pericolo di "grecizzazione" della Romania senza, tener conto della storia e del diverso potenziale dei due paesi; ha ragione a preoccuparsi per il lievitare dei debiti del paese, ma le sue inquietudini avrebbero potuto manifestarsi subito dopo la campagna elettorale, eventualmente assumendo un primo ministro tecnocrate in grado di capire i meccanismi economici e di evitare la catastrofe. Il presidente non pensa che gli investitori occidentali sarebbero più interessati a "salvare" la Grecia che la Romania.

Se infatti i due paesi dovessero svendere il loro beni nazionali, i compratori sarebbero completamente diversi: in Grecia, dove le infrastrutture sono più avanzate, dove il turismo è più sviluppato e l'agricoltura ha saputo beneficiare dei fondi europei, gli occidentali si affretterebbero a comprare; in Romania invece, dove le strade sono sempre in riparazione, le fabbriche sono state smantellate e l'agricoltura è trascurata, arriveranno gli investitori orientali, cinesi o russi. Per loro conterà sia il basso prezzo che la (ri)conquista di una zona di influenza attraverso la giustificazione economica.

I tedeschi preferiranno mettere le mani sulle coste mediterranee della Grecia rispetto al nostro paese, dove si conta il più alto numero di germanofoni non tedeschi. La Romania è troppo lontana, troppo arretrata, troppo corrotta. I due paesi sull'orlo del fallimento hanno prospettive completamente diverse, poiché il primo ha sempre attirato l'Occidente, mentre sull'altro è sempre aleggiato il pericolo dell'Oriente.

Sciopero
La solidarietà va in vacanza
Solo il 10 per cento dei 700mila impiegati ha risposto il 31 maggio all'appello allo sciopero da parte dei sindacati. "Molti hanno rinunciato a protestare perché non vogliono perdere parte del loro salario riducendo le ore di lavoro", scrive România libera.

Il malcontento nei confronti delle misure annunciate dal governo non è certo calato, ma la rassegnazione sta prendendo il posto della protesta, come vuole la lunga tradizione romena di sottomissione dell'opinione pubblica, commenta il quotidiano nell'editoriale. "L'entusiasmo è crollato bruscamente quando si è saputo che i sindacati non possiedono i mezzi necessari a compensare la riduzione dei salari per i giorni di sciopero, e che quindi tocca ai lavoratori farvi fronte", sottolinea un sindacalista di Bucarest. Con le vacanze che si avvicinano e pochi soldi in tasca, i romeni si dichiarano tutti solidali con il principio dello sciopero, ma in realtà ognuno pensa al proprio portafoglio. ( Fonte: presseurop.eu)

MAGGIORI INFORMAZIONI SU
http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=8821&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Finanzainchiaro+%28FinanzaInChiaro%29

IN MERITO A QUESTO ARTICOLO E' CONSIGLIATO L'APPROFONDIMENTO SU:

http://www.ilgrandebluff.info/2010/06/lungheria-le-banche-italiane-la-polvere.html

venerdì 4 giugno 2010

Obbligazioni

Le obbligazioni sono titoli di credito autonomo, letterali e causali rappresentativi di prestiti contratti da una persona giuridica (Stato, ente pubblico, banca, spa) presso il pubblico, regolati dal Codice civile agli artt. 2410 e seguenti. I titoli obbligazionari incorporano un diritto di credito del sottoscrittore verso l'emittente, riguardante il pagamento di una somma nominale che risulta dai titoli a una data scadenza, nonchè pagamento degli interessi sull'importo dato a credito. Alla società a responsabilità militata non è consentita l'emissione di obbligazioni.

Si distinguono quindi dalle azioni perchè, mentre quest'ultime assicurano al suo titolare il diritto di partecipazione alla gestione della società e un dividendo che è subordinato all'esistenza di utili, le obbligazioni attribuiscono al titolare solo un credito che deve essere soddisfatto comunque alla scadenza prevista, a prescindere dei risultati dell'esercizio sociale. Generalmente le obbligazioni hanno diritto a un interesse annuale fisso, ma nella pratica, al fine di invogliare i risparmiatori alla sottoscrizione, si sono venuti a configurare altri tipi di obbligazioni che attribuiscono il diritto di partecipare a un sorteggio periodico di premi, consistenti di solito in un interesse ulteriore rispetto a quello previsto, oppure che conferiscono, in sede di rimborso dell' obbligazione, una somma maggiorata che tenga conto della svalutazione monetaria di quanto investito e ancora che attribuiscono oltre ad un interesse fisso annuale un diritto alla partecipazione agli utili di esercizio.

Categorie

- Obbligazioni indicizzate: Si tratta di titoli obbligazionari con caratteristiche notevolmente diverse a seconda dei casi, ma tutte comunque riconducibili all'esigenza di fornire al mercato titoli il cui valore sia protetto in tutto o in parte della perdita di potere d'acquisto della moneta. L'indicizzazione consiste nell'ancorare il rendimento e/o prezzo di rimborso del titolo all'andamento di un indice prescelto all'atto dell'emissione

- Obbligazioni convertibili: Sono titoli obbligazionari che si pongono in una posizione intermedia tra un'azione e un'obbligazione. Le obbligazioni convertibili infatti offrono al loro sottoscrittore la facoltà di rimanere creditore della società emittente o di convertire entro determinati lassi di tempo e in base a rapporti di cambio prefissato, le obbligazioni in azioni della società emittente o di altra società, assumendo così lo status di azionista.

- Obbligazioni cum warrant: Costituiscono una categoria particolare di obbligazioni, che vedono il titolo principale accompagnato da un altro strumento finanziario che conferisce al sottoscrittore la facoltà di ottenere una certa quantità di altri titoli della società emittente o di una società collegata o non, a una data scadenza e in un arco di tempo prefissato, contro pagamento di una somma determinata.

- Obbligazioni zero coupon: Sono titoli emessi privi di cedola, il cui rendimento è dato dalla differenza tra prezzo di sottoscrizione e prezzo di rimborso. Il titolo infatti viene emesso a un prezzo inferiore al nominale, con uno sconto pari al valore attuale del flusso di interessi figurativi riconosciuti al sottoscrittore e viene rimborsato a valore nominale in unica soluzione.

- Obbligazioni drop lock: Sono titoli obbligazionari assistiti da una particolare clausola di garanzia che protegge il sottoscrittore da un eccessivo ribasso dei tassi di interesse. L'obbligazione drop lock nasce come una normale obbligazione a tasso variabile, ma fin dall'inizio viene stabilita una soglia minima del rendimento corrisposto sotto la quale scatta la clausola di conversione automatica del prestito a tasso fisso.

- Obbligazioni bull & bear: Sono strumenti che incorporano una componente speculativa in relazione alla quota capitale, il cui valore di rimborso è collegato a un indice, che in genere rappresenta l'andamento del mercato borsistico, ma che può riguardare anche l'andamento del prezzo di una materia prima o di uno specifico titolo o del rapporto di cambio tra due valute, ecc... Per quanro riguarda la quota interessi, assicurano un rendimento fisso in base a un tasso stavilito dall'emittente

- Obbligazioni in valuta: Sono le cosiddette obbligazioni internazionali emesse da operatori di rilievo primario, che così finanziano il proprio fabbisogno in valuta.

Per continuare la lettura :

http://www.investimentimobiliari.com/investimenti/obbligazionicosasono.html

giovedì 3 giugno 2010

La sostenibilita’ del debito nazionale

Con la situazione europea che è sempre al centro del
recente dibattito sia economico, sia relativo ai mercati
finanziari, si parla molto del debito degli stati sovrani e
della loro sostenibilita’.

Credo che piu’ o meno tutti sappiano del debito pubblico
e del suo rapporto con il PIL, di come questo rapporto
sia molto elevato in Italia, piu’ alto di quasi tutti gli altri
paesi al mondo, eccetto il Giappone.

Negli ultimi anni, pero’ c’e’ anche una nuova attenzione al
debito totale, cioe’ al debito pubblico + debito privato,
sempre in rapporto al PIL. Il concetto e’ che anche il
debito privato e’ rilevante per valutare la solvibilita’ di un
paese, poiche’ un elevato indebitamento dei privati rischia
comunque di generare situazioni di crisi finanziarie.

Su questo fronte, grazie allo scarso idebitamento privato, l’Italia
ne esce molto meglio.

Avere dati precisi sugli stock debito pubblico + debito privato
e’ abbastanza difficile, perche’ mentre il debito pubblico risulta
dai dati della contabilita’ nazionale, il debito privato puo’ essere
conteggiato in diversi modi. Inoltre, diverse fonti riportano
spesso numeri diversi.

Questi sono comunque alcuni dati sul rapporto debito aggregato/PIL
aggiornati a fine 2008:

Italia: 134% (104% pubblico + 30% debito famiglie)
USA: 166% (66% pubblico + 100% debito famiglie)
Francia: 113% (65% pubblico + 48% famiglie)
Germania: 122% (64% pubblico + 58% famiglie)
UK: 144% (44% pubblico + 100% famiglie)

Altri paesi come Spagna, Irlanda e Olanda hanno numeri simili
al nostro paese, ma sempre con una forte incidenza del debito delle
famiglie.

Molti ritengono che, considerando il basso livello del debito privato,
tutto sommato il nostro indebitamento non e’ eccessivamente rischioso
ed e’ sostenibile al pari di altri paesi.

Personalmente, non ne sono convintissimo.

Non vi e’ dubbio che un basso debito privato sia una cosa positiva.
Tuttavia, questo non rende meno pericoloso l’alto debito pubblico.

Questo, a mio avviso, per due motivi:


PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO VAI SU http://www.educazionefinanziaria.com/la-sostenibilita-del-debito-nazionale/

martedì 18 maggio 2010

Benvenuti